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Il sacrificio di Capitan Razeto.
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Storia Militare e Navale
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Cisco
Marinaio Scelto
Registrato: Sep 29, 2006
Messaggi: 112
Località: Sassari
Inviato: Ven Nov 10, 2006 4:46 pm
Oggetto: Il sacrificio di Capitan Razeto.
Ormai da diverso tempo sto facendo alcune ricerche storiche su un veliero del tipo “Nova Scotia” che naufragò nel lontano 1910 sulle coste sarde in provincia di Sassari, il
Warrior
questo era il nome dello splendido veliero a tre alberi armato a Nave. Mentre leggevo il bellissimo libro del Marchese
Tomaso Gropallo
intitolato “
Il Romanzo della Vela
”, ho trovato questa eroica storia di un Capitano che comandò anche il veliero oggetto delle mie ricerche, ma mi colpì soprattutto per il suo estremo coraggio e altissimo sacrificio, valori nobili che fanno di un uomo un Uomo.
Per questo motivo, per onorare la sua memoria ma anche per far conoscere a tutti gli appassionati del mare, ho voluto trascrivere fedelmente l’intera storia dal libro, buona lettura.
Il sacrificio di
Capitan Razeto
.
E’ costui un Capitano che non volle morire finché il suo veliero non fosse giunto a salvamento.
Ecco la storia del Capitano Filippo Razeto di Camogli, episodio che dimostra di quale tempra morale fossero i marinai della vela.
Nasceva il Razeto in Camogli il 14 dicembre 1841 da Capitan Prospero, il quale non appena il giovinetto raggiunse gli undici anni lo portò con sé in mare: Mar Nero e Nord Europa con i Capitani Antonio Razeto e Giuseppe Schiaffino sui brick barca Spirito Santo, Paride e Regina Ester tutti camogliesi.
Nel 1866 a 25 anni di età patente di gran cabotaggio e da allora con il grado di Secondo lungo campagne oltre i Capi con i brigantini a palo Emilio e Si.
Nel 1869 assunse il comando dell’Emilio e quindi per quattordici anni consecutivi quelli del Vero F. e del Giuseppina Oneto nei viaggi Mar Nero, Nord Europa e Baltico. Dal 1884 e per lunghi anni naviga continuamente in qualità di Secondo nei viaggi dell’Oceano Indiano e del Pacifico sui velieri Monte Tabor, Fortunata, Minerva, Lepanto, Warrior, Irvine, Raglan Castle tutti camogliesi.
Per un anno fu Secondo su Emanuele Mainettto di Genova, suo unico imbarco su bastimento non camogliese.
Quasi ininterrottamente navigava Capitan Filippo ed appena un paio di mesi trascorreva in famiglia fra un imbarco e l’altro, entrambi lunghissimi.
Ma così era la vita dei marinai della vela: gli uomini sempre lontani e gli Oceani, le spose o le figlie o le sorelle fra le pareti domestiche, allevando i figlioli e tenendo la casa per il caro assente in costante pericolo sul mare e per il quale piamente si pregava dinnanzi l’immagine di Nostra Signora del Boschetto, immagine che in nessuna casa camogliese mancava. Era per tutti una vita di sacrificio e di ansia continua, soprattutto per le donne. Il Capitano Louis Lacroix nei suoi libri giustamente dice << Femme de marin, femme de chagrin >>.
Nel 1907 oramai stanco il Razeto voleva ritirarsi. Ma proprio allora il Capitano Lorenzo Mari di Camogli suo vecchio amico e compagno di navigazione, insistette per averlo come Secondo ancora per una campagna atlantica con Agostino M. e Capitan Razeto non seppe dire di no.
Accettò senza sapere che firmava il suo atto di morte.
Il distacco dalla famiglia fu più doloroso del consueto quasi un presentimento stringesse il cuore del vecchio marinaio e dei sui cari. Ma la non lunga campagna atlantica andò bene da principio. Infine, giugno 1909, Agostino M. stava per rientrare in patria e a Jacmel (Haiti) caricava capecchio per Marsiglia.
Il 1° maggio Agostino M. lasciava Jacmel e la navigazione dapprima procedette tranquilla, ma il giorno 25 in Lat. 31° 45’ N e Long. 74° 53’ W Capitan Mari ed un marinaio venivano quasi repentinamente colpiti dal beri-beri, il terribile morbo tropicale, terrore degli equipaggi velici.
Poi un altro marinaio si ammalò: Capitan Mari andò peggiorando. Egli non volle lasciare il suo posto di comando, ma il male progrediva e la fatale enfiagione degli arti e del corpo non tardò ad avere ragione della sua robusta fibra. Anche il Razeto avvertiva a sua volta i primi sintomi.
Infine nelle prime ore del mattino del 14 giugno Capitan Mari moriva in mezzo a dolori atroci ed all’indomani il suo corpo, cucito in un telo, veniva sepolto in mare con il rito dei marinai ed a giornale nautico firmavano come testi il nostromo Aroldo Faggioni di Cadimare, il dispensiere G.B. Guelfi di Nervi, il marinaio Alfonso Carano di Siracusa ed il Giovanotto Patrizio Lombardi di Trapani.
Ciò avveniva in Lat. 34° 12’ N e Long. 31° 03’ W ed il Razeto assunse subito il comando come del resto era suo preciso obbligo legale. Nel contempo però in poche ore il male fece in lui progressi tali che il veterano dei mari si sentì ormai condannato.
Ma intuì anche che, morto lui, nessuno dell’equipaggio, nemmeno il nostromo, sarebbe stato in grado di calcolare la rotta così che Agostino M. si sarebbe perduto per corpo e beni nell’immensità dell’Atlantico.
Capitan Razeto decise allora di non morire finché il veliero non fosse in salvo. Quasi privo ormai dell’uso degli arti inferiori, si fece assidere in un seggiolone sul cassero e di lì. Con la forza dello spirito, dominando le sofferenze del corpo, quasi senza chiudere occhio, né prendere cibo, per ventiquattro giorni diresse la navigazione. Infine all’alba del 9 luglio, all’orizzonte si profilarono le bianche case di Cadice.
Ed allora sentì il vecchio marinaio che la sua missione era ormai compiuta e che la sua ultima ora terrena stava per giungere. E la fine venne!
Dalla coperta i pochi uomini alla manovra lo videro congiungere le mani, levare gli occhi al cielo e poi reclinare sul petto il capo canuto.
Capitan Filippo Razeto più non era, morto al suo posto di dovere dopo cinquantasette anni di mare.
Commozione in Cadice, solenni funerali, bara avvolta nel Tricolore, sepoltura in terra iberica.
Ma lo ricorda una stele marmorea nel cimitero di Camogli.
Mi piacerebbe tanto se qualcuno di voi o che risiede a Camogli, o che abbia la fortuna di andarci, se potesse fotografare questa stele marmorea nel cimitero in modo che si possa postare a corredo di questa storia.
Ultima modifica di Cisco il Ven Nov 10, 2006 8:11 pm, modificato 1 volta in totale
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andrea
Signore (Ufficiale)
Registrato: Feb 21, 2004
Messaggi: 1898
Località: Il web
Inviato: Ven Nov 10, 2006 5:08 pm
Oggetto:
Stupendo e meraviglioso
Andrea
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Octopus
Nocchiero
Registrato: May 27, 2004
Messaggi: 478
Località: Alessandria
Inviato: Ven Nov 10, 2006 5:49 pm
Oggetto:
Ciao Cisco, gran bel lavoro: conoscere la storia dei relitti e degli uomini che li hanno navigati è affascinante. Congratulazioni. Come và la schiena?
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Cisco
Marinaio Scelto
Registrato: Sep 29, 2006
Messaggi: 112
Località: Sassari
Inviato: Ven Nov 10, 2006 6:12 pm
Oggetto:
Ciao Octo,
bhè la schiena va un pò meglio, ma stamattina potavo gli alberi di fichi e ora mi fa male molto il collo, metto la schiuma "artrosilen" ma non mi fa nulla, sono anni che mi trascino sti dolori e finalmente ho fissato una visita da un fisioterapista, speriamo bene, intanto domani non mi immergo micca in queste condizioni così dopo la muta me la devo "togliere" con la forbice da potare
. Domani tanto per sciogliermi i muscoli del collo mi aspetta un terreno da arare per piantare le fave.
Bhè almeno a carnevale una bella favata la posso organizzare con chi vuol venire e con un bel vin rosso possiamo chiacchierare di velieri e comandanti
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Octopus
Nocchiero
Registrato: May 27, 2004
Messaggi: 478
Località: Alessandria
Inviato: Ven Nov 10, 2006 6:22 pm
Oggetto:
Magari, davvero. Fossimo più vicini... ma non si può escludere niente nella vita: dicono che solo le montagne non si incontrano mai!
Due anni fa ho preso anch'io una brutta botta all schiena e faceva male anche solo a respirare, figurati muoversi ma pur di non stare lontano dall'acqua ho fatto per un mese immersioni con il 5 lt e schienalino perchè era la cosa più pesante che potevo trasportare.
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Coccobill
Moderatore
Registrato: May 20, 2004
Messaggi: 1085
Località: Genova
Inviato: Dom Nov 12, 2006 6:51 pm
Oggetto:
Cisco ha scritto:
Ciao Octo,
bhè la schiena va un pò meglio, ma stamattina potavo gli alberi di fichi e ora mi fa male molto il collo, metto la schiuma "artrosilen" ma non mi fa nulla, sono anni che mi trascino sti dolori e finalmente ho fissato una visita da un fisioterapista, speriamo bene, intanto domani non mi immergo micca in queste condizioni così dopo la muta me la devo "togliere" con la forbice da potare
. Domani tanto per sciogliermi i muscoli del collo mi aspetta un terreno da arare per piantare le fave.
Bhè almeno a carnevale una bella favata la posso organizzare con chi vuol venire e con un bel vin rosso possiamo chiacchierare di velieri e comandanti
L'unica cosa che funziona veramente sono gli esercizi specifici (basta trovare tempo e volontà di farli), se vuoi ho le schede relative, posso scannerizzartele ed inviartele per posta elettronica.
Ciao.
_________________
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Cisco
Marinaio Scelto
Registrato: Sep 29, 2006
Messaggi: 112
Località: Sassari
Inviato: Dom Nov 12, 2006 7:54 pm
Oggetto:
Ho passato tutto il sabato e la domenica sino a poco fa in campagna potando alberi di fichi e gli ulivi, e tanto per far esercizio ho potato tutto a mano con seghetto. Devo dire sinceramente che ora mi sento sciolto e ho molto di meno i dolori sia alla schiena ma soprattutto al collo, bhè 4 alberi di fichi e 3 ulivi centenari a seghetto sciolgono qualsiasi muscolo.
Avrò tutta la settimana così e spero di riprendere presto a immergermi, ma sicuramente sabato e domenica sarò in mare anche perchè c'è un certo relitto che mi aspetta e dei vecchi "signori del mare e del vento" che mi devono raccontare un paio di cose a proposito di un certo relitto.
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