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palombaretto
Marinaio
Registrato: Feb 13, 2008
Messaggi: 75
Inviato: Gio Lug 08, 2010 6:35 pm
Oggetto: uni ... leggere fino in fondo...
credo che dovrò spendere 96 euro... porca miseria...
copiato e incollato da questo link:
http://69.73.144.27/~unicom/index.php?option=com_content&view=article&id=510&Itemid=741&lang=it
Sicurezza della salute nelle attività subacquee e iperbariche professionali
Martedì 29 Giugno 2010 11:02
A seguito della tragedia ambientale che ha colpito recentemente gli Stati Uniti, le problematiche legate al mondo subacqueo e all’industria che opera nelle profondità marine sono diventate di grande attualità. Un mondo, quello “offshore” - cioè che opera in alto mare nella ricerca ed estrazione di idrocarburi - quasi sconosciuto e lontano dal vivere quotidiano di molti. Un ambiente estremo dove uomini e cose sono sottoposti a uno stress fortissimo e dove le conseguenze di errori operativi e del mancato rispetto delle regole di comportamento possono determinare grandi eventi dannosi che coinvolgono persone, animali e cose anche a molti chilometri di distanza. Un ambiente dove gli standard operativi e le norme procedurali devono essere necessariamente condivise e rigorosamente applicate. In questo contesto si inseriscono le attività subacquee professionali che richiedono grande qualità dei mezzi e delle attrezzature, ma anche grande preparazione da parte degli addetti.
L’abilità e la preparazione di professionisti è infatti determinante per poter risolvere, in tempo brevissimo e con successo, situazioni che presentano un elevatissimo grado di criticità.
Per tutelare la salute degli operatori subacquei e del personale di assistenza, l’UNI ha pubblicato la nuova norma UNI 11366 “Sicurezza e tutela della salute nelle attività subacquee e iperbariche professionali al servizio dell’industria”, un documento importante al quale si è pervenuti dopo circa quattro anni di lavoro e che ha visto il coinvolgimento di molti soggetti interessati sia sul piano dell’utilizzo (aziende e lavoratori) sia sul piano istituzionale (soggetti ministeriali, enti previdenziali, istituti di ricerca, università, organismi associativi).
La nuova norma UNI definisce i criteri e le modalità per l’esecuzione di attività subacquee ed iperbariche professionali al servizio dell’industria, le caratteristiche delle attrezzature e degli equipaggiamenti utilizzati ed i requisiti di natura professionale che deve possedere il personale coinvolto, tali da garantire la sicurezza e la tutela della salute dei medesimi lavoratori durante l’espletamento delle attività.
La norma fornisce indicazioni precise sulle modalità per la conduzione di operazioni subacquee: tali operazioni devono essere eseguite esclusivamente da personale qualificato ed esperto; le immersioni subacquee devono seguire precise ed indifferibili operazioni che consentano il monitoraggio ed il contatto costante ed ininterrotto fra l’uomo immerso e la superficie; in caso di emergenza deve essere consentito il ritorno in superficie, o comunque in una situazione di sicurezza, del personale impegnato direttamente nelle immersioni subacquee. Infine è indispensabile l’utilizzo di attrezzature specifiche ed adatte alle varie situazioni di lavoro che il sommozzatore professionista deve affrontare nella esecuzione di opere ed interventi subacquei.
Per quanto riguarda in particolare i requisiti delle attrezzature e degli equipaggiamenti la norma stabilisce che il capocantiere subacqueo debba verificare che siano robusti e costruiti con materiali adatti all’uso, che riportino l’indicazione della profondità massima di utilizzo, che siano dotati di un sistema di misurazione della profondità del sommozzatore controllabile dalla superficie, che siano stati sottoposti ad adeguata manutenzione, controllati, provati e ritenuti idonei all’uso e in regola con le leggi vigenti.
Indicazioni più specifiche vengono fornite dalla norma per quanto riguarda i requisiti delle manichette del gas di respirazione, dei caschi e delle maschere facciali, dell’imbragatura, dei compressori d’aria, dell’equipaggiamento di primo soccorso e per trattamenti terapeutici, ecc..
Nelle ore notturne la zona di lavoro in superficie deve essere ben illuminata e il sommozzatore deve essere dotato di una fonte di luce che gli permetta di essere facilmente individuato.
La norma UNI 11366 descrive nel dettaglio come devono essere effettuate le operazioni subacquee ad esempio in basso fondale (da 0 a 50 metri di profondità), in alto fondale (oltre i 50 metri), con campana aperta, con immersione da un mezzo di posizionamento dinamico.
Per ciascuna delle tipologie indicate, la norma stabilisce l’equipaggiamento minimo necessario all’immersione (ad esempio nel caso di immersioni con campana aperta muta di immersione, coltello, pinne, guanti, casco rigido o maschera facciale, cintura di zavorra a sgancio rapido, ecc), la composizione della squadra (ad esempio per il basso fondale oltre i 12 metri la squadra di lavoro deve essere costituita almeno da 1 capocantiere subacqueo e da 3 sommozzatori), il metodo d’immersione, le operazioni di decompressione…
Infine, le attività di addestramento e formazione per le funzioni lavorative subacquee ed iperbariche costituiscono un elemento indispensabile per preparare alla prevenzione dei rischi derivanti dall’esposizione a pressione e alle specifiche condizioni dell’ambiente subacqueo. Per questo motivo la norma UNI specifica i requisiti generali dei centri di formazione per l’addestramento (che devono tra l’altro operare con un sistema di gestione della qualità conforme alla UNI EN ISO 9001), i requisiti della struttura organizzativa per la gestione in sicurezza dell’addestramento, i requisiti di ammissibilità alle attività di addestramento subacqueo. Per citarne solo alcuni: chi richiede di fare un corso di formazione subacquea iperbarica deve essere sottoposto alle visite mediche e alla prova di funzionalità in ambiente iperbarico (la mancanza del requisito di idoneità medica esclude il richiedente da qualsiasi partecipazione alle attività di formazione).
La stesura della norma UNI, alla quale hanno partecipato rappresentanti di aziende di lavoro subacqueo, di costruttori di impianti iperbarici, istituti scientifici ed universitari, sindacato di lavoratori, rappresentanti di ministeri ed istituti di previdenza assicurativa, si è basata sulle Procedure Operative a suo tempo realizzate da AISI (Associazione Imprese Subacquee Italiane) e che riflettono specularmente le linee guida emanate in tutto il mondo da IMCA (International Marine Contractors Association).
Secondo il parere di Giovanni Esentato, segretario di AISI e responsabile del gruppo di lavoro “Sicurezza nelle attività subacquee ed iperbariche industriali” della Commissione Sicurezza UNI “La norma 11366 anticipa di poco il progetto di legge 344 che è in discussione alla Camera dei Deputati e colma una lacuna normativa che era tutta italiana nel contesto delle nazioni europee e consentirà di adeguare le procedure operative aziendali e le disposizioni di HSE (Health and Safety Executive) ai massimi standard di sicurezza internazionali, nonché - una volta varata anche la legge - risulterà essere un quadro normativo e legislativo che consentirà più spedite attività subacquee professionali all’insegna di grande sicurezza per gli addetti. Permetterà inoltre alle aziende italiane di concorrere sul mercato con proprie norme e regole senza essere costrette a “pagare la gabella” a organizzazioni straniere per ottenere omologazioni alle procedure operative aziendali per partecipare alle gare di appalto internazionali”.
un saluto a tutti meno che a uno.
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thor54
Marinaio Scelto
Registrato: Feb 19, 2008
Messaggi: 138
Località: un bresciano in mezzo al mar...
Inviato: Ven Lug 09, 2010 9:47 pm
Oggetto:
Abbiamo 5 anni a disposizione per leggere e considerare quanto riportato nella norma UNI che sebbene già operativa consentirà a tecnici del settore, tra i quali noi ovviamente, di richiedere la modifica di quanto si riterrà da modificare, da aggiungere, da rimuovere e/o rivedere.
Stabilire a priori se è una buona legge o no, è presto ma a mio avviso è un bene che finalmente sia stato fatto un passo in avanti anzi, sia stato fatto "IL PASSO".
Solo nel 1973 o '74, i diver professionisti italiani riuscirono a sedersi ad un tavolo e arrivare quasi a creare la Categoria. Furono fermati dagli interessi delle grosse aziende di allora.
Altro colpo di coda negli fine '80 inizi '90 con il vecchio SIOSI e poi nuovamente l'oblìo
Abbiamo dovuto aspettare 40 anni e attaccarci al carrettone dell'IMCA britannico.
E pensare che negli anni '60 i nostri divers lavoravano in saturazione nei Mari del Nord e Aberdeen era una cittadina di pastori e pescatori di aringhe, pensare che a Zingonia venivano da tutta Europa a fare i corsi di Alto Fondale e a imparare. Adesso siamo noi che ci mettiamo in fila per andare lassù dove, con un ridicolo corso di 5 giorni ti rilasciano il certificato Offshore Surface Supplied Diver - Top Up perchè i tuoi 20 o 30 anni di acqua non contano nulla.
E' avvilente vedere nostri ragazzi che, a ragione, vanno in Scozia a spendere soldi per fare corsi che li qualifichino da subito nel mondo dell'offshore perchè ormai lo sanno tutti che i corsi fatti in Italia, anche ottimi corsi se mi permettete, non valgono niente e sono sempre visti con sospetto quando sottoponi le liste del personale ad un cliente starniero che ti fa subito una scrematura tale che ti costringe a escludere divers con anni e anni di esperienza e trovarti costretto ad assumere dei mercenari dal Sudafrica, Corea, India, Spagna, alcuni anche validi ma ai quali non glie ne frega niente del lavoro. Fanno solo quello che gli dici di fare e sempre che non sia anche solamente in odore di "not IMCA approved" altrimenti non muovono un dito.
Ben venga quindi la legge con la speranza con con la stessa si possano mettere in riga le nostre Scuole e far si che si adottino una didattica unica e riconosciuta da HSE/IMCA dove sia contemplato anche l'uso della lingua inglese ormai diventato materia professionale.
Diamogli tempo prima di giudicarla!!!
Un abbraccio a tutti
Thor54
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gancio
Mozzo
Registrato: Oct 02, 2006
Messaggi: 9
Inviato: Dom Ago 22, 2010 10:54 am
Oggetto:
Caro Thor, condivido al 200% quanto scrivi. Ne condivido anche l'amarezza che ne emerge e la volontà che le cose cambino.
Oltretutto è difficilmente digeribile quanto accade con importanti compagnie petrolifere italiane, che furono tra le prime al mondo a promuovere corsi di formazione per alto fondale, ma che al tempo scelsero di non aderire all'IMCA perchè consapevoli del loro strapotere, e che oggi, in qualità di clienti per le ditte italiani, esigono che gli operatori abbiano le certificazioni riconosciute dall'IMCA, e con un'esperienza off shore di almeno 2 anni (e fin qui la cosa può essere comprensibile), ma che non considerano gli anni di esperienza precedenti al conseguimento della certificazione riconosciuta dall'IMCA come "esperienza".
Si tratta dell'ennesimo controsenso. In base alla certificazione del paese d'origine e all'esperienza che il diver ha, documentata dai tuffi timbrati che si hanno sul log book, HSE e le didattiche riconosciure dall'IMCA, stabiliscono se il diver deve frequentare un corso completo o se deve avere solamente un assessment. Quando il diver ha solamente bisogno di un assessment, significa che lo stesso organo riconosciuto dall'IMCA per certificarmi, ha preso atto della qualifica e dell'esperienza del diver. E quindi? In base a quale principio il cliente può stabilire che un'esperienza già riconosciuta dall'HSE con l'accesso diretto all'assessment anzichè al corso e quindi indirettamente riconosciuta dall'IMCA stessa non ha alcun valore?
E soprattutto, come è possibile che si possa non considerare esperienza un periodo di anni di pagine di log book bruciate facendo tuffi in off shore proprio per conto dello stesso cliente?
Non credo che la compagnia petrolifera in questo momento stia traendo benefici da questi pasticci burocratici. Non oggi.
E sicuramente anche per le ditte si tratta di un complicarsi la vita.
Per non parlare del diver che ha sempre lavorato senza problemi per queste ditte e per questi clienti e che di punto in bianco si vede mettere una serie di paletti piuttosto incomprensibili che gli impediscono di accedere a cantieri interessanti.
A volte si ha l'impressione che ciò che veramente manca sia la capacità di sedersi ad un tavolo per 30 minuti e chiarire la situazione, e trovare soluzioni che forse sono più semplici di quanto si vuole far credere.
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palombaretto
Marinaio
Registrato: Feb 13, 2008
Messaggi: 75
Inviato: Mer Ago 25, 2010 6:34 am
Oggetto:
ciao gancio
esperienza post brevetto imca ...
essere brevettati imca non vuol dire solo essere riconosciuti da un`altro ente...
vuol dire , secondo me , avere un documento che ci da accesso ad un mercato imca...
per mercato intendo dei lavori dove tutti i soggetti interessati sono certificati o riconosciuti imca e che quindi condividono e rispettano le stesse regole.
avere un brevetto da sub tipo marcopolo enfap ecc ecc vuol dire saper andare in acqua (in alcuni casi..)
aver lavorato per anni vuol dire aver appreso le regole generali di un cantiere, saper effettuare alcune tipologie di lavoro (in alcuni casi..)
essere brevettati imca e aver lavorato in cantieri imca con ditte e personale riconosciuto imca vuol dire aver appreso le regole che al corso o assestament ci hanno spiegato ... (in alcuni casi)
per essere più chiari ...
se hai lavorato con ditte non riconosciute imca o il cliente non lo richiedeva , avresti potuto lavorare addirittura senza ombelicale... o senza basket, o magari in coperta a bordo senza caschetto ,guanti occhiali stivali e tuta a maniche lunghe... senza che il supervisore abbia controllato le braghe per i sollevamenti, i certificati dei vari materiali( imca D023 ), senza aver effettuato i vari checklist o non seguendo le giuste procedure indicate da imca... magari non hai mai effettuato il recupero del diver con perdita dei sensi per provare la procedura...
non lavorare poi insieme con altre ditte coesistenti nello stesso cantiere le quali conoscono e seguono tutte le procedure richieste imca , come operatori rov , operatori dp , gruisti , barche appoggio , ecc vuol dire non aver avuto il "PIACERE " di lavorare con mezzi idonei e gente preparata in tutti i settori... ( ti assicuro è davvero piacevole e molto più sicuro e professionale) e quindi non aver avuto questa esperienza...
saipem , per quanto mi riguarda , per anni non ha seguito certe procedure e ci ha fatto rischiare il culo in tutto il mondo... si usavano per esempio tabelle per immersione saipem... con tempi di fondo adesso inimmaginabili se segui imca e tabelle hse...
di conseguenza in cantieri NON imca non abbiamo fatto esperienza sulle procedure e dettami da seguire...
inoltre vale sempre la vecchia legge di mercato...
chi paga ha sempre ragione (il cliente ha sempre ragione...)
e se saipem , shell e ecc ecc pagano e vogliono 2 anni minimo di esperienza hanno ragione loro e di noi poveri illusi diver non gli importa niente a nessuno ...
sul conto , la nota spese team diver molto esperti per un mese di lavoro equivale come a due compressori e una camera basso fondale a noleggio per un mese... e tutto messo insieme è un granello nella sabbia del deserto arabo se paragonato al totale spese per una installazione di un plem per esempio...
ma visto e considerato che il lavoro subacqueo lo mandano avanti i diver e visto e considerato che se disgraziatamente qualcuno si fa male o rompe qualcosa il nostro cliente potrebbe perdere la commessa di milioni di euro è comprensibile che voglia personale esperto... (imca che segua le stesse procedure tipo catena di montaggio)
ps.... grande thor... spero di rilavorare presto con te...
un saluto a tutti meno che a uno
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thor54
Marinaio Scelto
Registrato: Feb 19, 2008
Messaggi: 138
Località: un bresciano in mezzo al mar...
Inviato: Gio Set 09, 2010 6:09 am
Oggetto:
Ciao gancio, palombaretto e tutti quanti.
Giusto per chiarire il concetto dei due anni di esperienza, voglio precisare che il Cliente, in questo caso l'ARAMCO, rifiuta curriculum di divers che hanno meno di due anni di esperienza lavorativa da quando acquisito la certificazione IMCA/HSE.
Non importa che abbiano già fatto 20 saturazioni, 1000 air diving con ombelicale e Wet Bell o Basket. Loro guardano solo ed esclusivamente la data del tuo certificato IMCA. Il resto è azzerato a niente.
Che peccato, che spreco di esperienza!!!
Tra dieci anni avremo comunque un mondo del diving professionale migliore di quello che hanno conosciuto quelli che hanno la mia età anche se così avranno tolto, a mio avviso, l'aspetto romantico dell'immersione.
L'aver comunque stabilito delle regole, prima con l'AODC e successivamente con l'IMCA, ha fatto si che nei Mari del Nord si passasse dai 5/7 morti all'anno fino alla fine degli anni '90 agli zero morti negli ultimi 11 anni.
Di questo bisogna rendergliene merito.
Un abbraccio a tutti,,,,,
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